Il legame profondo che lega l’Albania all’Italia è l’espressione di valori ideali e morali che trascendono le alterne vicende politiche; tale rapporto plurisecolare si riverbera nell’architettura albanese del Novecento, non solo nel periodo del Governo Fascista, ma anche prima e dopo il Ventennio. Nel seguito esponiamo un quadro riassuntivo e schematico delle vicende storico-politiche, per fornire una sintetica introduzione alle vicende artistiche, su cui torneremo in seguito, in particolare per fornire le descrizioni dei principali edifici di Tirana e Durazzo. Nel 1912 a Valona venne proclamata l’indipendenza dell’Albania (sotto la presidenza di Ismail Qemali, 1912-14), confermata nel 1914 a Londra alla Conferenza degli Ambasciatori (che nominò Re d’Albania il principe Guglielmo di Wied, 1914-17). Nel 1916 gli Italiani liberarono l’Albania dagli occupanti greci, serbi e montenegrini, e col Proclama di Argirocastro (1917) ne assicurarono l’indipendenza, garantendo nel contempo il mantenimento dell’equilibrio balcanico (da sempre precario, non a caso si soleva definire tale area geografica “polveriera dei Balcani”). Il 20 gennaio 1920 il Congresso di Lushnje dichiara Tirana capitale del Regno di Albania, scelta per la sua posizione baricentrica rispetto ai confini stabiliti. L’Albania diviene a tutti gli effetti protettorato italiano con il Patto d’Amicizia e Sicurezza, siglato a Tirana il 27 novembre 1926 (presidente Ahmet Zogu, 1925-28; poi proclamato Re Zog I, 1928-39). Re Zog I subisce pressioni da parte di Francia e Inghilterra per svincolarsi dal rapporto coll’Italia, e pertanto il Duce è costretto ad ordinare l’intervento militare (il comando del contingente italiano in Albania viene affidato al Generale Alfredo Guzzoni) al fine di tutelare gl’interessi italiani. Il 7 aprile 1939 l’Albania viene annessa al Regno d’Italia, e la corona offerta al Re Vittorio Emanuele III che la terrà sino all’armistizio dell’8 settembre 1943; Re Zog era fuggito (ed in questo verrà emulato dal sovrano italiano qualche anno dopo), riparando nella vicina Grecia. Dal punto di vista dello sviluppo edilizio, il protettorato italiano determinò la costituzione (1928) della SVEA (Società per lo Sviluppo Economico dell’Albania), col conseguente trasferimento di molti tecnici, artisti, imprese edili e manodopera dall’Italia. Tra le svariate opere compiute dalla SVEA, si ricordino le opere marittime nei porti di Durazzo (1926 progetto; 1928-34 realizzazione; direzione lavori Ing. Tito Consigli) e Valona (1926) progettati entrambi dal Senatore Ingegner Luigi Luiggi (Genova 1856 - Roma 1931), già peraltro autore dei porti di Massaua e Tripoli; altre opere marittime furono compiute a Porto Edda e a S. Giovanni di Medua. Numerosissime furono le opere infrastrutturali ed ingegneristiche compiute nel periodo monarchico e nel successivo periodo fascista: in tutta l’Albania furono realizzati oltre 2.000 chilometri di strade. Tra le figure di professionisti che si occuparono delle strade dell’Albania emerge quella dell’Ingegner Carlo Cucchia (Perugia 1901 - 1971), che in Albania realizzò (1940-43): due padiglioni dell’Ospedale Militare di Tirana (1940); svariati chilometri di piste e strade, con importanti ponti e cavalcavia; gallerie per l’A.M.M.I. (Azienda Minerali Metallici Italiani), per l’estrazione del minerale cromo a Ponte Bustrizza (Pogradec); l’impianto di una fornace di calce a fuoco continuo, a Kruja. Meno noto il fatto che anche durante il periodo della dittatura comunista (1945-1991) parecchi tecnici italiani erano rimasti in Albania, a seguito della chiusura delle frontiere (erano rimasti intrappolati dalla cosiddetta “cortina di ferro”). Nel quadro delle relazioni italo-albanesi venne creata anche la Banca Nazionale d’Albania (1928), filiazione diretta della Banca d’Italia; all’Ing. Arch. Guido Fiorini (Bologna 1891-Parigi 1965) vennero affidati i progetti per le Sedi della Banca Nazionale d’Albania di Durazzo (1925) e di Tirana (1926), ambedue realizzate successivamente, come si vedrà nel seguito, da altro autore, Vittorio Ballio Morpurgo.