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MARIO SABATELLI, SCULTORE TRA STILE LIBERTY E STILE “LITTORIO”

2023-10-18 17:48

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MARIO SABATELLI, SCULTORE TRA STILE LIBERTY E STILE “LITTORIO”

È ben noto il contributo di Eugenio Maccagnani (Lecce 1852 - Roma 1930) all’Altare della Patria (1884-1911); il Maccagnani, peraltro, fu grande amico e scultore prediletto dell’architetto Conte Giuseppe Sacconi (Montalto, Ascoli Piceno 1854 - Collegigliato, PT 1905), che del Vittoriano fu il progettista. Fra tutti gli scultori che diedero il loro contributo all’immane cantiere della “Terza Italia”, Maccagnani fu l’unico pugliese, se escludiamo il suo conterraneo Antonio Bortone (Ruffano, Lecce 1844 - Lecce 1938), autore di uno dei grandi bassorilievi con Genio alato della Fama (1905-09, pronao di sinistra).


  Nessun artista barese ha preso parte a questa grande impresa, ed è un vero peccato; anzi, possiamo affermare che si è trattato di un vero e proprio colpo di sfortuna, perché uno scultore barese di innegabile valentia avrebbe avuto ottime probabilità di riuscirvi: ci riferiamo a Mario Sabatelli (Bari 1882 - Roma 1964). Nel 1900 il giovanissimo scultore barese arriva nella Capitale, e nel 1907 è tra i partecipanti al concorso per le statue delle Regioni [con la sua Puglia] da collocarsi nell’attico del sommoportico del Vittoriano, ricevendo apprezzamenti autorevoli: purtroppo, il suo bozzetto viene scartato perché presentato in ritardo rispetto ai termini imposti dal bando. Dura lex, sed lex. In Italia, come sappiamo, la burocrazia è sempre stata e sempre sarà divinità somma, per legare coi suoi lacci e lacciuoli gli onesti, gli intraprendenti, i talentuosi. Si deve osservare che la commissione giudicatrice, presieduta dagli architetti Manfredo Manfredi e Guido Cirilli (discepolo e fidato collaboratore del primo), è composta dal pittore Giovanni Battista Crema (Ferrara 1883 - Roma 1964) e dagli scultori Vincenzo Jerace (Polistena, Reggio Calabria 1862 - Roma 1947) ed Enrico Quattrini. è proprio con Quattrini che Sabatelli realizza qualche anno dopo il monumento al Gen. Devitofrancesco (1925) a Grumo Appula (la statua bronzea del Generale è del Quattrini, il resto è stato modellato dal Sabatelli). L’Allegoria della Puglia (1907-09) al Vittoriano verrà poi realizzata dallo scultore Francesco Pifferetti, trasposta nel marmo come una figura muliebre recante gli attributi tipici d’una regione agricola: l’aratro e un grappolo d’uva.


  Lo stile di Sabatelli è sostanzialmente classicista, con forti influenze Liberty (evidente l’influenza di Bistolfi, ma soprattutto di Angelo Zanelli), ed in ciò manifesta l’adesione allo spirito del tempo: il che gli porterà un discreto successo professionale, specie nell’ambito della realizzazione di monumenti ai Caduti. Difatti, negli anni ’20 Sabatelli progetta un discreto numero di monumenti ai Caduti, molti dei quali avranno fattiva realizzazione, anche fuori della sua regione. La tipologia prediletta dal nostro scultore è quella dell’obelisco o della stele, adornata da figure scultoree: in un armonico equilibrio, gli elementi architettonici e plastici tendono a fondersi in un’immagine unitaria, dalla forte valenza simbolica. Si rifanno a questa tipologia i monumenti di Sant’Elia Fiumerapido (1918), di Dovadola (1925), di Colle Val d’Elsa (1925), e, in Puglia, quelli di Grumo Appula (1922), Bisceglie (1923-24), Fasano (1924-27) e Francavilla Fontana (1928-29). Inusuali rispetto alla produzione sabatelliana sono i monumenti di Locorotondo (1930), che riprende la foggia dell’ara romana, e di Toritto (1931), afferente alla tipologia del monumento-fontana.


   Nel 1926 gli viene conferito l’incarico più prestigioso, il progetto del Santuario-Monumento a San Francesco sul Monte Subasio (Assisi): si tratta d’un vasto progetto architettonico, ed è alquanto curioso che l’abbia redatto da sé, ma le fonti citano esclusivamente il suo nome; tuttavia non si può escludere l’apporto di Corradini, osservandone l’impianto planimetrico. Tale santuario-monumento è concepito come una gigantesca esedra, quinta architettonica per una ciclopica statua del Santo: dall’alto, sarebbero stati visibili una grande croce al centro dell’esedra, e due fasci littori ai lati. Voluto dal Duce in persona, non verrà realizzato per problemi d’ordine economico.


  Negli anni ’30 il suo stile tende ad avvicinarsi al “novecentismo” di regime – si pensi alle pesanti figure allegoriche bronzee per la Caserma Bergia – ma senza tradire mai il suo sentimento classicista: egli rimarrà, sostanzialmente, sempre più vicino a Zanelli che non a Sironi (il quale era prevalentemente pittore, ma influenzerà col suo stile certa scultura di regime: si pensi, a Bari, al rilievo di Omero Taddeini per la Caserma MVSN).


  Nel secondo dopoguerra Sabatelli è ormai un emarginato dalla scena artistica, dominata dai Basaldella, dai Fontana, dai Guttuso: i successi del primo dopoguerra sono ormai un lontano ricordo. Trasferitosi a Roma con la famiglia, dove morirà (30 giugno 1964), si dedicherà prevalentemente alla committenza privata ed all’arte sacra. Bari ha ormai dimenticato questo suo figlio illustre, che, per un capriccio del destino, non riuscì a lasciare un segno dell’arte sua nell’Altare della Patria. Speriamo d’aver posto rimedio a tale dimenticanza.


Per saperne di più, vedi “Arte e Artisti a Bari” nella sezione LIBRI.



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