ARTE VENTENNIO

Social
Contattaci
Indirizzo

debartolo.simone@archiworldpec.it

Italia

LECCE. CASA DEL BALILLA

2023-12-12 18:51

Array() no author 84482

OPERE, architettura del ventennio, architettura fascista, arte fascista, Francesco D'Ercole, Lecce Casa del Balilla, Lecce architettura del Ventennio, Lecce, Nino Starace, Achille Starace,

LECCE. CASA DEL BALILLA

 Il Duce in persona inaugura, il 7 Settembre 1934 la Casa dell’ONB, come ampiamente riportato dalle cronache dell’epoca.


“[---] l’alta figura del Duce passa trionfalmente tra due fitte ali di popolo, finché l’automobile si ferma presso l’Arco di Carlo V, ove sorge la Casa del Balilla, che oggi di inaugura. Mussolini scende dalla vettura, accolto da una fresca ondata d’entusiasmo: sono le schiere dei Balilla, degli Avanguardisti e delle Piccole Italiane che lo salutano. La bella casa, dalla semplice linea architettonica, con le ampie finestre aperte d’ogni lato, spicca arditamente come un’aiuola leggiadra fra la vetusta mole dell’Arco, che il Regime ha restaurato e riaperto, ed il solenne obelisco che domina la piazza” [S. PETRUCCI, In Puglia con Mussolini, Roma 1935-XIII, p. 80].


  La Casa del Balilla fu fortemente voluta dal Segretario Provinciale dell’ONB Cav. Giuseppe Zaccana, progettata (1933) dall’Ing. Francesco D’Ercole (Lecce 1903-78) in collaborazione con l’Arch. Nino Starace (Lecce 1910-73), e costruita sotto la direzione tecnica dell’Ing. Mario Sarno (Lecce 1900-59) dall’Impresa Cesare Caracciolo di Roma: essa è ubicata in via Taranto, all’angolo con il viale dell’Università. Il fabbricato è caratterizzato dalle linee del Razionalismo Italiano, e rappresenta un punto di svolta nel panorama architettonico leccese, se pensiamo che appena cinque anni prima venivano inaugurati edifici in stile classicista: il portico scarno ed essenziale, le semplici modanature rettilinee, ma soprattutto il volume stondato con ampia finestratura verticale, pongono la Casa del Balilla leccese in linea con i modelli più moderni della penisola4. Fondamentale per la nuova architettura leccese è il contributo dell’architetto Starace, il cui nome solitamente non compare nei documenti d’archivio, ma è ben presente alla pubblicistica dell’epoca, e lo ritroveremo nella sistemazione di piazza S. Oronzo col Palazzo INA.


  Dal raffronto tra i disegni e l’edificio realizzato, si può osservare come il progetto sia stato fedelmente seguito, salvo che per la mancata erezione della prevista statua antistante l’edificio raffigurante, ovviamente, Il Balilla (essa sarebbe stata verisimilmente commissionata al Mazzotta, che era solito collaborare con l’architetto Starace).


“Nei vari locali sono disposti la biblioteca, la sala convegni, laboratori ed uffici del Comando di Legione. Al centro è un’ampia palestra, una delle più grandi d’Italia, ricca di attrezzi. Un vasto scalone porta al piano superiore, ove sono disposti gli uffici. Annesso alla casa si estende un campo sportivo, provvisto di una piscina” [S. PETRUCCI, In Puglia con Mussolini, Roma 1935-XIII, p. 81].


  Nel dopoguerra, l’assetto originario viene stravolto, e la Casa GIL (rinominata Casa della Gioventù Italiana) è trasformata in sede della Scuola Tecnica e d’avviamento al lavoro (Ing. Francesco D’Ercole, 1948-49). In tempi recenti diviene sede del Rettorato dell’Università degli Studi di Lecce, ed attualmente è sede della Biblioteca Centrale di Ateneo. S. E. Achille Starace donò alla Sede ONB un busto in bronzo del Duce5 di cui è ignoto l’autore (ed è ignota anche l’attuale collocazione, probabilmente disperso durante la guerra): “Appena entrati, si presenta alla vista un bronzo raffigurante il Duce nella sua maschia figura, in divisa e con l’elmetto” [S. PETRUCCI]. Abbiamo invece notizia di un più tardo busto del Duce (1940) di Raffaele Giurgola (Lecce 1898 - 1970), verisimilmente destinato ad ornare la Casa del Fascio. Il pittore Temistocle De Vitis (Carpignano, Lecce 1904 – New York, USA 1973) realizzò gli affreschi del salone (1934), obliterati nel dopoguerra e pertanto non più visibili. Tali affreschi presumibilmente furono terminati prima della visita di Mussolini, che, come abbiamo visto, avvenne nel settembre di quello stesso anno.


   Il fabbricato è pienamente riconoscibile come architettura del Ventennio, ed è esempio di architettura fascista, declinate verso il razionalismo tipico degli anni '30. Malauguratamente, le opere di arte fascista - e nello specifico di arte mussoliniana - negli interni, non sono più esistenti.



©

Social
Contattaci
Indirizzo

debartolo.simone@archiworldpec.it

Italia

©