Il Monumento ad Ugo Foscolo (1935-37) nella Basilica di Santa Croce è opera dello scultore Antonio Berti (San Piero a Sieve, Firenze 1904 - Sesto Fiorentino, Firenze 1990), il cui nome è riportato in epigrafe alla base del monumento stesso: ANTONIO BERTI 1939 - XVII. Il monumento, la cui inaugurazione avvenne il 27 aprile 1939 in presenza del Re Vittorio Emanuele III, è in marmo (353 x 80 x 65,5 cm), ed è collocato nella settima campata della navata destra. Vi è una storia curiosa attorno a questo monumento, che ebbe una lunga gestazione. Fin dal 1910 vi lavorava lo scultore Zulimo Rossellini (Firenze 1886 - Isola d’Elba 1965), vincitore del concorso che era stato bandito nell’anteguerra, che lo ultimò nel 1927: tuttavia, esso non fu mai collocato, secondo alcuni per via della ferma opposizione del gerarca Cesare Maria De Vecchi (Casal Monferrato 1884 - Roma 1959), che rifiutò l’opera in quanto il Rossellini non risultava iscritto al PNF. Orbene, non disponiamo di elementi documentari tali da poter definitivamente smentire questa tesi (ammesso, e non concesso, che di “prove” ve ne siano, in un senso o nell’altro), ma dobbiamo fare alcune osservazioni. Anzitutto, il bel Monumento a Nazario Sauro (1924) dello stesso autore fu collocato senza problemi, come vedremo, nell’omonima piazza fiorentina: anzi, fu nel dopoguerra (1950) che esso fu rimosso, senza apparente ragione (forse l’atavica avversione dei comunisti locali nei confronti di un patriota irredentista, certamente inviso ai seguaci di Tito?). In secondo luogo, l’elenco degli artisti che lavoravano senza tessera del PNF, financo ottenendo prestigiose commesse pubbliche, sarebbe fin troppo lungo: basti citare soltanto il nome di Arrigo Minerbi, che era pure israelita (!). In terzo luogo, l’esilio volontario di Rossellini all’Elba non termina con la caduta del Regime: lo sfortunato artista morirà nella stessa isola ove venne esiliato il grande Corso, parecchi anni dopo la fine della guerra (il che farebbe piuttosto desumere una presa di distanza dal nuovo gusto “contemporaneo”, vieppiù distante dal verismo ottocentesco). Se poi mettiamo a confronto i monumenti del Rossellini e del Berti, possiamo facilmente desumere quanto segue: il monumento di Rossellini è un tipico monumento funerario del tipo “a catafalco” col defunto disteso su di un sarcofago; il monumento del Berti, al contrario, è un monumento commemorativo in cui il celebrato è ben vivo, in fiero atteggiamento fascista. Dal punto di vista stilistico, Rossellini adopera uno stile neo-quattrocentesco (nel sec. XV si diffonde per l’appunto tale tipo di sepoltura monumentale a catafalco, solitamente collocata entro nicchia nel muro) aggraziato, infuso di classicismo e Liberty: opera senza dubbio pregevolissima, ma non in linea con i canoni del nuovo classicismo “Novecento”, che al contrario Berti padroneggia con rara maestria. In conclusione, a prescindere da questioni di tessere (che tanta parte avranno, piuttosto, nella democratica Repubblica Italiana), pare più probabile che si sia trattato di un problema artistico più che “politico” in senso stretto.