ARTE VENTENNIO

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MILANO. PALAZZO DE “IL POPOLO D’ITALIA”.

2024-04-05 17:38

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I PALAZZI DEL VENTENNIO, Mario Sironi, Giovanni Muzio, Milano, Benito Mussolini, Il Popolo d'Italia, Palazzo dei Giornali,

MILANO. PALAZZO DE “IL POPOLO D’ITALIA”.

 


   Il Palazzo de “Il Popolo d’Italia”, poi chiamato “Palazzo dei Giornali”, era la sede della direzione nazionale de “Il Popolo d’Italia” quotidiano che, come è noto, fu fondato nel 1914 da Benito Mussolini, che lo diresse fino al 1922: ne assunse la direzione, dopo la Marcia su Roma, il diletto fratello Arnaldo, fino alla sua prematura scomparsa. Il nuovo edificio fu costruito nel 1938-42 in stile razionalista, ma senza rinunziare a regolarità, simmetria ed elementi decorativi: coerentemente con la nuova temperie artistica, tali decorazioni erano perfettamente inquadrate nelle linee architettoniche dell’edificio, senza alcuna concessione ad esuberanze tipiche del Liberty o del tardo eclettismo.
  Il progettista è l’Arch. Giovanni Muzio (Milano 1893 - 1982), che svolse il lavoro senza richiedere alcun compenso, per fedeltà all’Idea. L’edificio è ubicato nella centralissima piazza Cavour n.2: il fronte rivestito in pietra ha un’altezza di 6 piani, con finestre disposte su 2 ordini, organizzate attorno ad un asse centrale, e scandite da un doppio ordine di pilastri lievemente aggettanti. Nel registro superiore della facciata, in corrispondenza dell’ampio portale d’ingresso, si sviluppa il grande bassorilievo Le origini e lo sviluppo del giornale della Rivoluzione opera di Mario Sironi (Sassari 1885-Milano 1961), mentre il cornicione di coronamento richiama in maniera allusiva la trabeazione dorica. Nel salone dell’auditorium, posto al 5° piano, troneggia il mosaico L’Italia corporativa e figure simboleggianti il Lavoro e l’Industria (1941) opera anch’esso di Mario Sironi. Nelle parole del progettista, “l’aspetto esteriore del palazzo sarà di austera semplicità ed esprimerà una maschia forza”. Il caporedattore Giorgio Pini ebbe a definirlo “una casa aperta agli italiani di fede”.


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