Tra gli artefici del rinnovamento della città di Udine, figura di spicco è il Podestà Pier Arrigo Barnaba. Senz’altro l’edificio più notevole del Ventennio è il Palazzo Municipale, sebbene sia stato concepito in una sua preliminare versione già nel 1908, alla quale vennero apportate alcune modifiche nel 1909-10, per giungere alla versione definitiva nel 1911; tuttavia esso fu ultimato, dopo la lunga parentesi della guerra, solo nel 1930. Tale edificio è opera del celebre architetto Raimondo D’Aronco (Gemona del Friuli, Udine 1857- Sanremo 1932), universalmente noto come uno dei maestri del Liberty italiano, assieme ad Ernesto Basile e Giuseppe Sommaruga. “Animo mite e modestissimo, Egli sta ora erigendo nella sua Udine il nuovo Palazzo Municipale, annesso alla celebre loggia archiacuta. Lontano dai rumori delle grandi città, preferisce la tranquillità serena del suo paese, e cura questa sua nuova creatura con lo stesso entusiasmo de’ suoi primi lavori” (M. Piacentini, 1913). L’orientamento decisamente classicista di questo progetto ha fatto sì che tale opera fosse misconosciuta dalla critica odierna, che l’ha di fatto considerata un “ripiegamento”, se non addirittura un tradimento della sua precedente ricerca stilistica. In verità, sebbene come anzi detto non si possa considerare tale opera come un’opera di architettura fascista tout court, la depurazione dello stile del D’Aronco dai cascami del floreale verso una concezione autenticamente classica rappresenta indubbiamente un passo avanti verso quel nuovo stile Italiano, nel contempo moderno e tradizionale, teorizzato dal Giovannoni. Il fabbricato ingloba due preesistente, un edificio medievale di stile gotico veneziano e la cosiddetta “Sala Ajace”, luogo delle prime assemblee comunali, ristrutturata nel sec. XVI dal Sansovino. La piazza antistante è troppo angusta, ed immiserisce la fabbrica; problema questo che, seguendo un suggerimento dello stesso D’Aronco, sarebbe stato risolto dal PRG (1938) redatto dall’Ing. Cesare Pascoletti (Povoletto, Udine 1898 - Roma 1986) in collaborazione con l’Arch. Arnaldo Foschini (Roma 1884 - 1968) ed il Tecnico comunale Ing. Bertagnolio, piano urbanistico purtroppo rimasto inattuato a causa del sopraggiungere degli eventi bellici. All’interno, il maestoso scalone d’onore è fiancheggiato dagli altorilievi dello scultore Valerio Franco, che raffigurano cortei di fanciulli e fanciulle, rinviando ai fregi di Fidia per il Partenone, seppur filtrati attraverso lo stile floreale. L’architetto chiamò a collaborare artisti e artigiani di comprovato valore: oltre al già citato Valerio Franco, Aurelio Mistruzzi (Udine 1880 - Roma 1960) per i gruppi statuari, Alberto Calligaris per i ferri battuti (per i quali era all’epoca tra i più noti artigiani), Umberto Rosa per gli artistici lampadari, Giovanni Sello per la mobilia. Opera dello scultore Bernardo Morescalchi (Carrara 1895 - Artignano 1975) è il fregio della Vittoria (1923-24), che abbellisce il palazzo e nel contempo celebra la vittoria nella Grande Guerra. Altra opera realizzata del D’Aronco è la Tomba ai Caduti Fascisti al Cimitero di Udine (ante 1932), della quale non abbiamo purtroppo altre notizie. Tra le sue opere di edilizia privata, spicca il Villino Tamburlini (1924, distrutto post 1945; arredi di Cesare Scoccimarro, 1926).