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Benedetta

2025-08-29 20:59

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Benedetta

Dietro la firma essenziale "Benedetta" si nasconde una delle figure più interessanti del Futurismo italiano. Benedetta Cappa Marinetti (Roma 1897-Vene

  Dietro la firma essenziale "Benedetta" si nasconde una delle figure più interessanti del Futurismo italiano. Benedetta Cappa Marinetti (Roma 1897-Venezia 1977) sceglie di farsi conoscere solo con il suo nome di battesimo, come era d’uso tra molti artisti futuristi, affascinati dall’idea di creare anche nella propria identità un gesto artistico.

  A differenza di altri, Benedetta non nasce in una famiglia d’arte, ma si lega al mondo artistico diventando la compagna di vita – e d’arte – di Filippo Tommaso Marinetti, fondatore del Futurismo. È inutile nasconderlo: il suo ingresso nel movimento deve molto alla fama del marito, che però non le fa mai mancare sostegno e riconoscimento. Anzi, è proprio Marinetti a dire spesso, con il suo consueto tono trionfale: “Il suo genio è pari al mio.”

  Curiosamente, se nei manifesti futuristi abbondano espressioni di disprezzo per la donna, nella pratica le cose vanno diversamente. Le futuriste, infatti, non mancano, e sono numerose e attive. Il rifiuto della figura femminile tradizionale – quella idealizzata, angelicata, cantata dalla poesia romantica o dal “Dolce Stil Novo” – non coincide affatto con l’esclusione delle donne dal movimento. Anzi, si assiste a una vera e propria rivoluzione rispetto al passato.

  Basti pensare che, nell’Ottocento, persino un artista come Renoir dichiarava senza mezzi termini: “La donna artista è ridicola. La preferisco come cantante o ballerina.” Il Futurismo ribalta questo pregiudizio. È vero che rifiuta la visione “eternamente femminile” della donna, ma lo fa perché vuole abbattere i ruoli preconfezionati, non perché intende negare l'accesso delle donne all’arte.

  Tuttavia, questa nuova immagine femminile genera contraddizioni. Se tutte le donne devono assumere caratteristiche “virili” per affermarsi, allora chi si occuperà della procreazione e dell’educazione dei figli? La risposta, nel contesto borghese, sembra scontata: le donne proletarie verranno impiegate come balie, nutrici, levatrici. Ma così si rischia di creare una nuova disuguaglianza, tra donne “realizzate” professionalmente e donne “di serie B”, relegate al ruolo di madri e casalinghe.

  Non a caso, i papi Pio XI e Pio XII – più conservatori persino del regime fascista – vedono nella crescente emancipazione femminile una minaccia per l’ordine sociale. Intuiscono che l’imposizione di un nuovo modello dominante di donna – attiva, lavoratrice, autonoma – non cancella la disuguaglianza, ma la sposta. Oggi lo vediamo chiaramente: una donna che sceglie liberamente di dedicarsi alla famiglia rischia di essere giudicata come una “fallita” o una “mantenuta”. Ciò che un tempo era un diritto (l’accesso allo studio e al lavoro) si è trasformato in un obbligo sociale.

  Tornando al Futurismo, il rifiuto delle immagini tradizionali della donna – la musa, l’angelo del focolare, la Beatrice – va letto in quest’ottica: non tanto come misoginia pura, quanto come rifiuto di un modello poetico e sociale ormai considerato obsoleto. E le donne futuriste, infatti, sono tante. Solo per citare alcune italiane: Adrì (Adriana Fabbri), Luce ed Elica Balla (figlie del celebre pittore Giacomo Balla), Olga Biglieri, Brunas (Bruna Pestagalli), Regina Cassolo, Leandra Angelucci Cominazzi, Alma Fidora, Adele Gloria. Tra tutte, Benedetta è certamente la più nota. Il legame con Marinetti ha avuto un peso, è vero. Ma sarebbe riduttivo considerarla una semplice “raccomandata”. Il suo talento si manifesta fin da subito: nel 1924 pubblica il romanzo Le forze umane. Romanzo astratto con sintesi grafiche, un’opera sperimentale in perfetto stile “parolibero”, che fonde scrittura e grafica. Come pittrice, espone alla Biennale di Venezia già nel 1926 con le opere Velocità di motoscafo e Rumori di treno notturno, partecipando anche alle edizioni del 1930, 1932 e 1934. Si occupa inoltre di scenografia teatrale, collaborando con Enrico Prampolini e con lo stesso Marinetti, con cui firma nel 1929 il Manifesto dell’aeropittura futurista. Tra i firmatari figurano anche Giacomo Balla e Fortunato Depero, promotori di una pittura ispirata alla velocità e alle prospettive aeree. Una delle sue opere più importanti si trova nel Palazzo delle Poste di Palermo, progettato dall’architetto futurista Angelo Mazzoni: nella sala conferenze, Benedetta realizza cinque grandi pannelli che celebrano le comunicazioni ferroviarie, navali e aeree. Nel 1944 Marinetti muore in guerra, arruolatosi volontario nonostante l’età. Benedetta continua a dipingere e a promuovere l’arte futurista nel mondo, fino alla sua morte.

  Per saperne di più, vedi “Artemisia e le altre. Storie di Donne Artiste” Artemisia e le altre: Storie di Donne Artiste eBook : de Bartolo, Simone: Amazon.it: Kindle Store

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