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Cesare Bazzani

2025-06-24 17:17

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ARTISTI, Cesare Bazzani, Luigi Bazzani, Guglielmo Calderini,

Cesare Bazzani


   L’Arch. Ing. Cesare Bazzani (Roma 5 marzo 1873 - 30 marzo 1939) nacque da una famiglia di artisti: la madre Elena Fracassini Serafini era sorella del pittore accademico Cesare Fracassini (Roma 1838-68) mentre il padre Luigi Bazzani (Bologna 8 novembre 1836 - Roma 2 febbraio 1927) fu professore di disegno architettonico, pittore e scenografo (collaborò, tra gli altri, con Cesare Maccari). Si laureò in ingegneria civile (1896) alla R. Scuola di Applicazione di Roma, dove fu allievo di Guglielmo Calderini (Perugia 1837-1916) e vinse il concorso per il pensionato artistico internazionale con un progetto di cattedrale in stile gotico italiano (1899). Vinse numerosi concorsi: lascito Rizzoli, premio Rolli, premio Agostani, Pensionato Artistico Nazionale, Biblioteca Nazionale e facciata di San Lorenzo a Firenze, Palazzo delle Belle Arti a Roma. Fu insegnante di disegno del Re Vittorio Emanuele III. Fu inoltre membro dell’Associazione Artistica fra i cultori di Architettura, dove ebbe contatti con professionisti come Raffaele Ojetti, Giulio Podesti e Giulio Magni. Architetto e Accademico d'Italia (dal 27 settembre 1929), Accademico di S. Luca, membro della Commissione Reale per Il Monumento a Vittorio Emanuele II (1913-21), membro della Commissione per il Piano Regolatore di Addis Abeba (1938), fu uno dei maggiori artefici dell'architettura pubblica italiana del primo Novecento, particolarmente nell’Era Fascista.


  Cesare Bazzani fu tra i massimi esponenti – con Brasini e Piacentini - della corrente “tradizionalista” dell’architettura del Novecento: Brasini fu l’ultimo epigono del “neobarocco” romano, Piacentini tentò un difficile compromesso con l’emergente razionalismo, mentre Bazzani optò per una classicità ispirata a canoni rinascimentali, volta alla semplicità monumentale (non scevra da influenze Liberty, nei primi anni della sua attività professionale). Bazzani in particolare ha subito il pesante ostracismo della critica faziosa del dopoguerra, che suddivide gli artisti della prima metà del Novecento in “moderni” (quindi veri artisti, democratici e antifascisti) e “accademici” (quindi falsi artisti, reazionari e fascisti); uno studio serio dell’Arte di quel periodo storico dimostra la falsità di tali schematismi preconcetti, che poggiano su premesse ideologiche.


  Nell’ambito della sua produzione artistica possiamo discernere due periodi di differente impronta stilistica: il primo, informato da stilemi tardo-liberty e da una maniera compositiva eclettica [Palazzina Alterocca a Terni (1901-03); Palazzo delle Belle Arti a Roma (1911); Palazzo del Ministero della Pubblica Istruzione a Roma (1928]; il secondo, identificantesi tout court con lo Stile Littorio, del quale il Bazzani risulta essere il maggiore esponente [Palazzo delle Poste di Taranto (1937); Casa del Fascismo Jonico (1938) a Taranto], nonché il più coerente, stante la compromissione del Piacentini col Razionalismo e la visionaria atemporalità del Brasini. Le sue opere sono improntate ad una retorica magniloquenza che trova il suo parallelo in Letteratura nella poetica del D’Annunzio: il Vate stesso definì il Nostro “Architetto romano durevole”.


Per saperne di più, vedi "Palazzi di Roma" e "Palazzi delle Poste di Cesare Bazzani" nella sezione LIBRI, nonché il seguente profilo monografico:  https://www.docsity.com/it/docs/lopera-architettonica-di-cesare-bazzani/13434554/



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