Il blog “Arte Ventennio” si occupa di arte, non di politica. È bene precisarlo. Tuttavia, non possiamo tacere davanti all’ennesimo vile attentato alla libertà di espressione. Charlie Kirk non è soltanto un uomo, un padre di famiglia la cui vita è stata spezzata dal gesto di un fanatico. Charlie Kirk è un simbolo. Il simbolo della resistenza al pensiero unico che vuole annichilire la Tradizione dei popoli europei. Un pensiero unico che è perfettamente esemplificato nelle rivoltanti parole di Roberto Saviano.
È morto “un provocatore”. Così Roberto Saviano ha commentato, a caldo, il brutale assassinio politico di Charlie Kirk. Sono parole che qualificano piuttosto chi le pronuncia, in quanto nulla vedo di “provocatorio” nei modi dell’attivista conservatore, vedo solo la difesa delle idee “di destra”. Ecco, è proprio questo che Saviano e i suoi accoliti trovano “provocatorio”: è intollerabile, secondo il loro punto di vista, il fatto stesso che qualcuno possa pensare in maniera alternativa rispetto alla narrazione costruita dalla sinistra. In vena di azzardati parallelismi storici, Saviano non si ferma alla vile calunnia di un morto, ma si improvvisa storico e politologo: vede in questo atto un potenziale “incendio del Reichstag”, cioè il casus belli utile a Trump per instaurare una dittatura sul modello hitleriano. Se non ci fosse l’orrore della gratuita violenza che ha portato via un padre di famiglia, verrebbe da farsi una sonora risata. Saviano dimentica che tutte le dittature “di destra”, sia militari che fasciste o parafasciste, sono state la risposta a tentativi eversivi della sinistra radicale di rovesciare il sistema parlamentare. Così Lenin in Russia, così ovunque abbia preso piede il comunismo. Hitler è arrivato dopo. Anziché gettare fango su un uomo morto, come il proverbiale Maramaldo, Saviano dovrebbe fare autocritica: è l’ideologia della sinistra radicale a spargere il veleno dell’odio, disumanizzando gli avversari. Dietro la mano dello psicopatico di turno, c’è l’odio fomentato da quelli come lui.
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