Marcia su Roma

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La “Marcia su Roma” non è soltanto un avvenimento di importanza epocale nella storia della nostra Patria, ma è altresì il titolo di un’opera di notevole importanza nella storia dell’arte. Giacomo Balla (Torino 1871-Roma 1958), pittore e scultore passato alla storia come uno dei padri fondatori del Futurismo, capì ben presto che, terminata la sbornia modernista, l’arte doveva “andare verso il popolo”, come raccomandava Benito Mussolini. Il modo migliore per farlo era tornare alla figurazione, come dimostra nella sua opera “più fascista”: la tela Marcia su Roma (1932), realizzata per il senatore Giovanni Agnelli nel Decennale della Rivoluzione (1932 è la datazione più probabile, sebbene la tela non sia datata). Nulla vi è di futurista in quest’opera, che rammenta, piuttosto, le famose copertine della Domenica del Corriere di Achille Beltrame (Arzignano, Vicenza 1871-Milano 1945) e Walter Molino (Reggio Emilia 1915-Milano 1997). Sia il dipinto di Balla che le copertine in questione appaiono “più vere del vero”, nel senso che colgono il momento cruciale dell’azione, fissando nella memoria l’evento, sia esso un avvenimento storico o un semplice fatto di cronaca: una capacità di sintesi visiva che appare “facile” e quasi banale a quanti osservano il risultato finale, ma così non è, in quanto simili opere necessitano di studi preliminari accuratissimi per non scadere in teatrale artificiosità. Nel medesimo periodo Balla raffigurò Mussolini varie volte, specie in statuette di piccolo formato: anche in questo caso, il futurismo cede il passo ad un pacato realismo.

La storia. La “Marcia su Roma” capovolta dal futurista Giacomo Balla – Barbadillo


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